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Ansia - Strategie di gestione, Cura e rimedi per l'ansia, Psicologa Padova, Strategie di benessere quotidiano

Ansia: piccoli obiettivi raggiungibili

Ansia- piccoli obiettivi realistici Laura Bastianello Psicologa Psicoterapeuta Albignasego Padova

Strategie di gestione dell’ansia

Ho avuto l’opportunità di lavorare a lungo con gruppi di persone disoccupate.

Spesso si trattava di persone che avevano lavorato con continuità per tanti anni ritrovandosi dall’oggi al domani, per svariati motivi, senza un lavoro. Perdere il lavoro più rappresentare un’esperienza di cambiamento molto intensa. Ovviamente ciascun individuo rilegge ed interpreta la situazione in modo soggettivo a partire dalla propria storia, dalle proprie convinzioni, credenze e valori, tuttavia ho potuto osservare alcuni elementi che spesso sembrano accomunare i vissuti di chi perde il lavoro.

Frequentemente si assiste ad un’impennata del livello di incertezza percepito, la persona dedica molto tempo a riflettere sulle propria condizione, a chiedersi “cosa le succederà” e “cosa le si prospetterà davanti”. A volte gli scenari immaginati sono relativamente positivi, altre volte decisamente più pessimistici.

Complessivamente tuttavia, per tante persone, il senso di incertezza, imprevedibilità e relativa confusione diventano dominanti.

Le modalità di reazione a simili vissuti possono essere svariate e differenti, a titolo d’esempio:

  • chi si muove molto, fa tanti tentativi, prende molti contatti, talvolta in modo “disordinato”;
  • chi si blocca, pensa e riflette molto ma concretamente non agisce in quanto non sa da dove partire;
  • chi raccoglie tante informazioni, cerca tanti pareri e consigli per analizzare e comprendere meglio la situazione, con il rischio tuttavia di sentirsi ancor ancora più confuso;
  • chi cerca di pensarci il meno possibile e viene assorbito dalla gestione di altre aree della propria vita, ad esempio gli impegni familiari;
  • ecc.

Spesso le persone che incontro in questi contesti mi riferiscono di sentirsi “disorientate”, come una barca che si muove a  “tentativi” senza una rotta predefinita. Si tratta di un vissuto molto frustrante che frequentemente si associa ad un aumento del livello di ansia riferito dalla persona.

Cosa può essere d’aiuto?

Tra gli interventi che ho notato essere più utili in questo tipo di circostanze vi sono quelli che favoriscono un recupero della sensazione di “poter fare qualcosa”. Sentire quindi di poter agire, di  giocare un “ruolo attivo” all’interno della situazione che si sta sperimentando, di non essere meri spettatori di ciò che accade.

Ritenere quindi di poter mettere in campo delle azioni utili a migliorare la propria condizione; comportamenti che non siano casuali o caotici, bensì finalizzati a raggiungere specifici obiettivi che la persona considera come rilevanti.

Talvolta noi esseri umani sembriamo oscillare tra il desiderio di attuare “grandi azioni risolutive” ed il “timore di fallire“, spesso ciò che ne consegue è la scelta di non agire, di rimandare a momenti migliori – a quando ci sentiremo meglio, più sicuri, più pronti, più fiduciosi – oppure il muoversi in modo disorganizzato e poco costante.

In questo scenario ritrovare una dimensione di gradualità, per piccoli passi, può essere un modo per allontanare due scenari estremi e poco realistici, ovvero il desiderato “fare tutto e subito” ed il temuto “nulla di fatto”.

Individuare dei piccoli obiettivi raggiungibili e costruire un piano di azione, fatto di tante piccole azioni specifiche e concrete disposte una a seguito dell’altra, può rappresentare uno strumento utile a  “riprendere il movimento” a “rimettersi nuovamente in gioco all’interno di una situazione nuova”.

Si tratta quindi di ricavare del tempo per pianificare, per chiedersi quali siano i propri obiettivi, per mettere questi ultimi in ordine di priorità, cercando di individuare e scartare quelli poco realistici e di focalizzarsi su quelli davvero realizzabili e significativi.

Per poi tradurre l’obiettivo in piccole azioni concrete, davvero sostenibili, da realizzare quotidinamente, con costanza,  giorno dopo giorno.

Per Manola l’obiettivo era quello di proporsi ad un’azienda di suo interesse, che osservava “da distante” da parecchio tempo continuando a rimandare il giorno in cui “si sarebbe decisa a candidarsi”. Il modo in cui ha scelto di perseguire questo obiettivo, una volta assunto con se stessa l’impegno di realizzarlo, ha previsto una sommatoria di singole azioni per lei fattibili, ma potenti nel loro insieme. Dalla scelta di frequentare un breve corso di aggiornamento alla possibilità di esercitarsi mezzora al giorno per alcune settimane sul colloquio di lavoro, dalla revisione del curriculum alla decisione di predisporre per la prima volta una lettera di motivazione.

Strategie di gestione dell’ansia

Ho avuto l’opportunità di lavorare a lungo con gruppi di persone disoccupate.

Spesso si trattava di persone che avevano lavorato con continuità per tanti anni ritrovandosi dall’oggi al domani, per svariati motivi, senza un lavoro. Perdere il lavoro più rappresentare un’esperienza di cambiamento molto intensa. Ovviamente ciascun individuo rilegge ed interpreta la situazione in modo soggettivo a partire dalla propria storia, dalle proprie convinzioni, credenze e valori, tuttavia ho potuto osservare alcuni elementi che spesso sembrano accomunare i vissuti di chi perde il lavoro.

Frequentemente si assiste ad un’impennata del livello di incertezza percepito, la persona dedica molto tempo a riflettere sulle propria condizione, a chiedersi “cosa le succederà” e “cosa le si prospetterà davanti”. A volte gli scenari immaginati sono relativamente positivi, altre volte decisamente più pessimistici.

Complessivamente tuttavia, per tante persone, il senso di incertezza, imprevedibilità e relativa confusione diventano dominanti.

Le modalità di reazione a simili vissuti possono essere svariate e differenti, a titolo d’esempio:

  • chi si muove molto, fa tanti tentativi, prende molti contatti, talvolta in modo “disordinato”;
  • chi si blocca, pensa e riflette molto ma concretamente non agisce in quanto non sa da dove partire;
  • chi raccoglie tante informazioni, cerca tanti pareri e consigli per analizzare e comprendere meglio la situazione, con il rischio tuttavia di sentirsi ancor ancora più confuso;
  • chi cerca di pensarci il meno possibile e viene assorbito dalla gestione di altre aree della propria vita, ad esempio gli impegni familiari;
  • ecc.

Spesso le persone che incontro in questi contesti mi riferiscono di sentirsi “disorientate”, come una barca che si muove a  “tentativi” senza una rotta predefinita. Si tratta di un vissuto molto frustrante che frequentemente si associa ad un aumento del livello di ansia riferito dalla persona.

Cosa può essere d’aiuto?

Tra gli interventi che ho notato essere più utili in questo tipo di circostanze vi sono quelli che favoriscono un recupero della sensazione di “poter fare qualcosa”. Sentire quindi di poter agire, di  giocare un “ruolo attivo” all’interno della situazione che si sta sperimentando, di non essere meri spettatori di ciò che accade.

Ritenere quindi di poter mettere in campo delle azioni utili a migliorare la propria condizione; comportamenti che non siano casuali o caotici, bensì finalizzati a raggiungere specifici obiettivi che la persona considera come rilevanti.

Talvolta noi esseri umani sembriamo oscillare tra il desiderio di attuare “grandi azioni risolutive” ed il “timore di fallire“, spesso ciò che ne consegue è la scelta di non agire, di rimandare a momenti migliori – a quando ci sentiremo meglio, più sicuri, più pronti, più fiduciosi – oppure il muoversi in modo disorganizzato e poco costante.

In questo scenario ritrovare una dimensione di gradualità, per piccoli passi, può essere un modo per allontanare due scenari estremi e poco realistici, ovvero il desiderato “fare tutto e subito” ed il temuto “nulla di fatto”.

Individuare dei piccoli obiettivi raggiungibili e costruire un piano di azione, fatto di tante piccole azioni specifiche e concrete disposte una a seguito dell’altra, può rappresentare uno strumento utile a  “riprendere il movimento” a “rimettersi nuovamente in gioco all’interno di una situazione nuova”.

Si tratta quindi di ricavare del tempo per pianificare, per chiedersi quali siano i propri obiettivi, per mettere questi ultimi in ordine di priorità, cercando di individuare e scartare quelli poco realistici e di focalizzarsi su quelli davvero realizzabili e significativi.

Per poi tradurre l’obiettivo in piccole azioni concrete, davvero sostenibili, da realizzare quotidinamente, con costanza,  giorno dopo giorno.

Per Manola l’obiettivo era quello di proporsi ad un’azienda di suo interesse, che osservava “da distante” da parecchio tempo continuando a rimandare il giorno in cui “si sarebbe decisa a candidarsi”. Il modo in cui ha scelto di perseguire questo obiettivo, una volta assunto con se stessa l’impegno di realizzarlo, ha previsto una sommatoria di singole azioni per lei fattibili, ma potenti nel loro insieme. Dalla scelta di frequentare un breve corso di aggiornamento alla possibilità di esercitarsi mezzora al giorno per alcune settimane sul colloquio di lavoro, dalla revisione del curriculum alla decisione di predisporre per la prima volta una lettera di motivazione.

Per approfondire il tema dell’ansia, conoscere alcune strategie di gestione ed avere alcune indicazioni rispetto al lavoro psicoterapeutico sull’ansia invito alla lettura del mio e-Book “ANSIA: conoscerla per gestirla”.

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E-book: “ANSIA: conoscerla per gestirla”.

Se desideri maggiori informazioni o vuoi fissare un appuntamento in studio per parlare della situazione che stai attraversando puoi contattarmi telefonicamente o via mail consultando la sezione contatti.

Dott.ssa Laura Bastianello

Psicologa Psicoterapeuta Albignasego Padova

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